Il sistema mano-mente: il nucleo della vita cognitiva

Il sistema mano-mente: il nucleo della vita cognitiva

Il sistema mano-mente è al centro della vita umana. Infatti, come molte ricerche neuroscientifiche hanno dimostrato, la mano è un potente organizzatore dell’esperienza e ricopre un ruolo centrale nei processi cognitivi. Milioni di anni di evoluzione hanno affinato la sua natura di strumento che, attraverso il collegamento con il cervello, ci permette di pensare e provare sentimenti. Non è un caso che Kant, intuendone la natura, scrisse: “La mano è la finestra della mente”.

Ma se il sofisticato complesso mano-mente svolge una funzione così importante, che tipo di conseguenze implica nelle strutture cognitive?

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L’Homunculus

Il primo che è riuscito a descrivere il sistema mano-mente in modo soddisfacente è il neurochirurgo canadese Wilder Penfield nel ventesimo secolo. Penfield ha studiato il cervello organizzandone le parti in funzione dei legami con le diverse aree del corpo.

La rappresentazione di questa mappatura prende il nome di “homunculus” che è stato dimostrato essere collocato nella corteccia sensoriale e nella corteccia motoria. In ogni caso, la sezione dedicata al controllo della mano occupa una porzione molto estesa del cervello. Questo ci informa del fatto che la mano è una zona del nostro corpo ricca di recettori. Infatti, quanti più sono i recettori tanto più estesa sarà la porzione cerebrale funzionale al suo controllo e all’elaborazione delle informazioni reperite attraverso di essi. In altre parole: con le mani sentiamo di più.

Rappresentazione dell'Homunculus di Penfield

Perché siamo così?

L’evoluzione del complesso mano-mente

Le ragioni della struttura che unisce mano e mente, nonché in particolare della cruciale funzione delle mani nei processi cognitivi, sono da rintracciare nella nostra storia evolutiva. Il cervello umano ha sviluppato capacità eccezionali di pari passo con l’aumento della capacità manuale risalente già ai primi ominidi.

Il primo ominide bipede si chiama Australopiteco Afarensis, di cui un esempio è lo scheletro dell’ominide Lucy. Grazie a questa evoluzione le altre parti del corpo divennero più libere, e in particolare le mani poterono essere usate per altre cose. Già di cinque dita, le mani di Lucy mostrano chiari segni della presenza del moderno pollice opponibile all’interno di una struttura che permetteva grande precisione motoria.

Comunque, il pollice opponibile appare in una forma più chiara e definita solo con l’Homo Habilis, il cui cervello aveva anche raggiunto una dimensione maggiore, cioè di 600 o 700 centimetri cubi. L’Homo Habilis è molto importante nella storia dell’evoluzione umana perché è il primo ominide che mostra specifiche abilità manuali e che si dota a questi scopi di strumenti funzionali a modificare il mondo intorno a sé.

“La lista completa degli attributi comportamentali acquisiti recentemente e squisitamente umani deve essere emersa durante il lungo processo di ingrandimento del cervello che iniziò con l’espansione dei nuovi e ingegnosi utensili utilizzati dall’Homo Habilis”.

Wilson, 1998

Questi accadimenti mostrano una forte indipendenza fra la mano e la mente e testimoniano l’esistenza di un collegamento cruciale per i processi vitali. Infatti, Sherwood Washburn sottolinea che mentre il cervello aumentava progressivamente le capacità della mano, la mano incrementava la propria complessità sensoriale e motoria inscrivendola nel cervello.

I tre cervelli e l’evoluzione

Paul MacLean è considerato il pioniere della teoria dei tre cervelli, o anche detta del cervello uno e trino. Il nostro apparato cerebrale si compone di tre sistemi: il cervello rettiliano, il cervello mammifero e la logica.

Il cervello rettiliano è il più antico, collocato nel tronco dell’encefalo. È deputato a coordinare i processi vitali fondamentali ed autonomi in quanto sede degli istinti primari come la respirazione, la risposta attacco-fuga, i comportamenti che regolano l’accoppiamento. Il cervello dei rettili conserva questa organizzazione, mentre quello umano in seguito a ulteriori stratificazioni evolutive si è dotato anche di una parte mammifera.

Il cervello mammifero corrisponde al sistema limbico e ha permesso all’essere umano di affrontare in modo più adeguato le difficoltà prospettate dall’ambiente. Questa porzione cerebrale è considerabile la sede delle emozioni perché gestisce i processi della cura, e infatti è nei mammiferi che osserviamo i comportamenti di accudimento della prole e di protezione.

La parte più recente del nostro cervello è la neocorteccia, sede del linguaggio, deputata alla sistematizzazione di comportamenti logici e razionali attraverso cui risolvere in modo ancor più sofisticato le difficoltà ambientali. La neocorteccia è la zona che nell’evoluzione ha conosciuto il maggiore aumento volumetrico.

Il sistema mano-mente e la cognizione

Dal momento che lo sviluppo delle mani, concomitante a quello cerebrale, ha rappresentato un passaggio importante negli stadi evolutivi; e alla luce del fatto che esse rappresentano un meccanismo di accesso preferenziale al mondo circostante, esse permettono anche di accedere ad aree cerebrali che altrimenti rimarrebbero inaccessibili.

In questo modo, le dicotomie che separano la mente dal corpo cadono in favore di una prospettiva più comprensiva che legge la cognizione come processo situato e concreto.

Le teorie costruttiviste, per l’appunto, sostengono che il pensiero si formi a partire dal contatto con il mondo. Numerosi sono gli studi di Jean Piaget che hanno riscosso grande seguito, anche da parte di Seymour Papert, cioè uno dei padri del costruzionismo. In particolare, il costruzionismo afferma che la cognizione è un processo derivante dalla manipolazione di oggetti concreti e quindi letteralmente dalla “costruzione” delle idee.

Post Author

Martina Grinello

Laureata in filosofia con lode, sono specializzata in semiotica e teoria dei linguaggi, quindi studio i meccanismi di significazione che orientano i processi cognitivi all’interno delle relazioni comunicative. Dedico particolare attenzione all’analisi delle narrazioni socialmente condivise. Ad oggi, creo contenuti per il web declinando la mia esperienza, le valorizzazioni collettive e l’identità del promotore in ottica SEO.

1 commento finora

Essere un problem solver con i Lego | Dora 2024 Pubblicato il 25 Luglio 2023 - 20:04

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