Che cos’è un bias cognitivo?

Che cos’è un bias cognitivo?

Un bias cognitivo è un errore sistematico che si verifica nel processo di elaborazione e interpretazione delle informazioni circostanti, e che si ripercuote a livello comportamentale, dal momento che influenza le decisioni e i giudizi dei soggetti interessati.

Tempo di lettura stimato: 11 minuti

Una breve introduzione

Il concetto di pregiudizio cognitivo è stato introdotto per la prima volta dai ricercatori Amos Tversky e Daniel Kahneman nel 1972. Da allora, i ricercatori hanno descritto una serie di diversi tipi di bias che influenzano il processo decisionale in un’ampia gamma di aree tra cui il comportamento sociale, la cognizione, l’economia comportamentale, l’istruzione, la sanità, gli affari e la finanza.

Infatti, il cervello umano è potente ma soggetto a limitazioni. I bias cognitivi sono, spesso, il risultato del tentativo del cervello di semplificare l’elaborazione delle informazioni. Il risultato è che pregiudizi invisibili possono insinuarsi fra i nostri pensieri e influenzare i modi in cui vediamo e pensiamo il mondo.

Per le pratiche del Futures Thinking e del Foresight Strategico i bias cognitivi sono particolarmente pericolosi perché influenzano – spesso negativamente – la capacità di costruire scenari futuri che possano aspirare ad una legittimità pubblica, oltre la semplice opinione soggettiva di chi li realizza.

In quanto tali, i bias cognitivi devono essere anzitutto conosciuti e poi coraggiosamente sfidati, grazie ad un’allenamento cognitivo che permette di assottigliarne le conseguenze.

Il pregiudizio cognitivo VS fallacia logica

Le persone a volte confondono i pregiudizi cognitivi con gli errori logici, ma non sono la stessa cosa.

Un errore logico deriva da un errore nello sviluppo e nella concatenazione delle proposizioni di un argomento logico; invece, un bias cognitivo è radicato in errori di elaborazione della cognizione spesso derivanti da problemi di memoria o attenzione, per esempio.

La classificazione dei bias cognitivi

I bias sono molto numerosi. Tuttavia, possono essere raggruppati alla luce di quattro grandi limitazioni che condizionano surrettiziamente tutti i nostri processi cognitivi e decisionali:

  • Ci sono troppe informazioni
  • Il significato è incompleto
  • Non ci sono abbastanza tempo e risorse
  • Non abbiamo abbastanza memoria

Alla luce di questa classificazione, dedicheremo specifica attenzione a cinque tipi di bias cognitivi decisamente rilevanti nei processi del Futures Thinking e del Foresight Strategico:

  1. Anchoring bias
  2. Confirmation bias
  3. Bandwagon effect bias
  4. Hindsight bias
  5. Ambiguity bias

A. Ci sono troppe informazioni

Ci sono troppe informazioni nel mondo che ci circonda: non abbiamo altra scelta che filtrarle quasi tutte. Il criterio con cui il nostro cervello trattiene alcune informazioni e ne rilascia altre è sostanzialmente quello dell’utilità, che applica attraverso specie di “scorciatoie cognitive”.

Anchoring bias

L’Anchoring bias determina la tendenza secondo la quale le decisioni di un individuo sono influenzate da un certo punto di riferimento, o “àncora”. Infatti, una volta stabilito il valore di questo punto di riferimento, le stime e le decisioni del soggetto interessato potrebbero variare significativamente rispetto al momento precedente la determinazione dell’àncora.

Per esempio, un individuo può essere più propenso ad acquistare un’auto se viene affiancata a un modello più costoso (l’àncora). I prezzi discussi nelle trattative che sono inferiori all’ancoraggio possono sembrare ragionevoli, forse anche economici per l’acquirente, anche se detti prezzi sono ancora relativamente superiori all’effettivo valore di mercato dell’auto.

Confirmation bias

Il Confirmation bias è la tendenza a cercare, interpretare, favorire e ricordare le informazioni in un modo che confermi o supporti le proprie convinzioni o valori precedenti.

Decisioni sbagliate dovute ai Confirmation bias sono state scoperte in contesti politici, organizzativi, finanziari e scientifici.

Ad esempio, questo bias produce errori sistematici nella ricerca scientifica basata sul ragionamento induttivo. Oppure, un detective della polizia può identificare un sospetto all’inizio di un’indagine, ma poi può solo cercare di confermare piuttosto che smentire le prove. Un medico può concentrarsi prematuramente su un particolare disturbo all’inizio di una sessione diagnostica e quindi cercare solo prove di conferma.

Nei social media, il bias di conferma è amplificato dall’uso di “bolle di filtro” che mostrano agli individui solo le informazioni con cui è probabile che siano d’accordo, escludendo le opinioni opposte.

Il Confirmation bias è invocato per spiegare quattro effetti specifici:

  1. polarizzazione dell’atteggiamento: un disaccordo diventa più estremo anche se le diverse parti sono esposte alla stessa evidenza;
  2. perseveranza delle convinzioni: le convinzioni persistono dopo che l’evidenza a loro favore si è dimostrata falsa;
  3. l’effetto del primato irrazionale: si osserva una maggiore dipendenza dalle informazioni incontrate all’inizio di una serie;
  4. correlazione illusoria: le persone percepiscono erroneamente un’associazione tra due eventi o situazioni.

B. Il significato è incompleto

Il processo per trasformare le informazioni grezze in qualcosa di significativo è relativamente soggettivo ed impreciso, perché è una traduzione dei nuovi dati anche alla luce di quelli immagazzinati dal soggetto nella sua storia precedente. Infatti, quando percepiamo il flusso di nuove informazioni, tendiamo a colmare le lacune e a “unire i puntini” con elementi che appartengono ai nostri modelli mentali generali e stereotipici.

Bandwagon effect bias

L’effetto bandwagon è l’espressione usata per descrivere la tendenza delle persone ad adottare determinati comportamenti, stili o atteggiamenti semplicemente perché altri lo stanno facendo. Man mano che più persone arrivano a credere in qualcosa, anche altri “saltano sul carro” indipendentemente dalle prove favorevoli esistenti.

Questo effetto generalmente si verifica perché gli individui preferiscono non esporsi e conformarsi, ignorando le proprie informazioni personali o semplicemente decidendo di non utilizzare un pensiero logico per prendere la decisione.  

L’effetto Bandwagon dipende dal desiderio sociale di “adattarsi” ai coetanei, secondo un meccanismo gruppale che favorisce la coesione.

Un esempio di questo effetto sono le tendenze della moda in cui la crescente popolarità di un determinato capo o stile incoraggia più persone a “salire sul carro”, a fare lo stesso. Tuttavia, essendo questo un comportamento decisamente fragile e non sorretto da solide convinzioni personali, tende a esaurirsi velocemente, proprio come la moda.

In psicologia sociale, questa tendenza delle persone ad allineare le proprie credenze e comportamenti con quelli di un gruppo è anche conosciuta come “mentalità del gregge” o “pensiero di gruppo”.

L’effetto bandwagon inverso (noto anche come “effetto snob”) è un bias cognitivo che induce le persone a evitare di fare qualcosa solo perché credono che altre persone la stiano facendo.

Hindsight bias

L’Hindsight bias è la tendenza comune delle persone a percepire gli eventi passati come più prevedibili di quanto non fossero in realtà. Gli individui spesso credono che, dopo che si è verificato un evento, avrebbero previsto anche con un alto grado di certezza quale sarebbe stato il suo esito prima della sua attualizzazione.

L’effetto “del senno di poi” può essere notato, ad esempio, negli scritti degli storici che descrivono i risultati delle battaglie o dei medici che ricordano gli studi clinici.

C. Non ci sono abbastanza tempo e risorse: dobbiamo agire in fretta

Dal momento che non abbiamo abbastanza tempo per vagliare tutte le possibilità di azione in una determinata circostanza, non possiamo mai avere la certezza matematica che quello che facciamo è la cosa migliore in assoluto.

Siamo vincolati dal tempo e dalle informazioni, eppure non possiamo lasciarci paralizzare. Infatti, senza la capacità di agire rapidamente superando l’incertezza, la nostra specie non si sarebbe certamente evoluta fino a questo punto.  

Ambiguity bias

Descritto per la prima volta da Daniel Ellsberg nel 1961, l’Ambiguity bias è un pregiudizio cognitivo in cui il processo decisionale è influenzato da una mancanza di informazioni o “ambiguità”.

L’effetto implica che le persone tendono a selezionare opzioni per le quali è nota la probabilità di un esito favorevole rispetto a un’opzione per la quale non è nota la probabilità di un esito favorevole.

Un esempio realistico di questo bias cognitivo potrebbe essere il modo in cui le persone investono denaro. Un investitore avverso al rischio potrebbe tendere a investire i propri soldi in investimenti “sicuri” come titoli di stato e depositi bancari, al contrario di investimenti più volatili come azioni e fondi. Anche se è probabile che il mercato azionario fornisca un rendimento significativamente più elevato nel tempo, l’investitore potrebbe preferire l’investimento “sicuro” in cui il rendimento è noto, invece del mercato azionario meno prevedibile in cui il rendimento non è noto.

È umano evitare la conoscenza ambigua, presumere che le cose siano conoscibili quando non lo sono. Questo è legato all’illusione del clustering: quando vengono presentate grandi quantità di variabili apparentemente confuse, le persone tendono ancora a rivendicare la conoscenza dell’inconoscibile.

D. Non abbiamo abbastanza memoria

Ci sono troppe informazioni nell’universo. Possiamo permetterci di conservare solo quelle che hanno maggiori probabilità di rivelarsi utili in futuro. Dobbiamo fare scommesse e compromessi costanti su ciò che cerchiamo di ricordare e ciò che dimentichiamo. Ad esempio, preferiamo le generalizzazioni alle definizioni specifiche perché “occupano meno spazio”. Quando un elemento è caratterizzato da una grande quantità di dettagli, scegliamo alcuni aspetti distintivi per salvare il ricordo e scartiamo il resto.  

Segni della presenza di pregiudizi cognitivi

Tutti hanno pregiudizi cognitivi, anche tu. Potrebbe essere più facile individuarli negli altri, ma è importante sapere che è qualcosa che influenza anche il tuo pensiero. Alcuni segni che potresti essere influenzato da qualche tipo di pregiudizio cognitivo includono:

  • Prestare attenzione solo alle notizie che confermano le tue opinioni
  • Incolpare i fattori esterni quando le cose non vanno per il verso giusto
  • Attribuire il successo degli altri alla fortuna, ma prendersi il merito personale per i propri successi
  • Supporre che tutti gli altri condividano le tue opinioni o convinzioni
  • Imparare un po’ su un argomento e poi presumere di sapere tutto quello che c’è da sapere su di esso.

Quando esprimi giudizi e decisioni sul mondo che ti circonda, ci piace pensare di essere obiettivi, logici e capaci di assorbire e valutare tutte le informazioni a nostra disposizione. Sfortunatamente, questi pregiudizi a volte ci fanno inciampare, portando a decisioni sbagliate e giudizi di parte.

Le cause

Se dovessimo pensare a tutte le opzioni possibili quando prendiamo una decisione, ci vorrebbe moltissimo tempo per prendere anche la decisione più semplice.

A causa della pura complessità del mondo intorno a noi e della quantità di informazioni nell’ambiente, a volte è necessario fare affidamento su alcune scorciatoie mentali che ci permettano di agire rapidamente.

I bias cognitivi possono essere causati da una serie di fattori diversi, come:

  • Emozioni
  • Motivazioni individuali
  • Limiti alla capacità della mente di elaborare le informazioni
  • Pressioni sociali
  • Ridotta flessibilità cognitiva, anche e soprattutto in età avanzate.

Le conseguenze

Come abbiamo detto, i bias cognitivi possono portare a pensieri distorti e giudizi non obiettivi.

Tuttavia, non sono completamente negativi, anzi. Molti psicologi sono d’accordo sulla loro fondamentale funzione adattiva, perché ci consentono di prendere decisioni rapidamente.

Un bias cognitivo può essere particolarmente utile in situazioni di pericolo, ad esempio.

Pensiamo a quante volte le donne vengono molestate e aggredite per strada. Se stiamo camminando e vediamo un’ombra vicino a noi, possiamo presumere che si tratti di un potenziale aggressore e quindi sbrigarci ad allontanarci il più possibile. L’ombra potrebbe anche essere causata da una bandiera che sventola nella brezza serale, tuttavia fare affidamento a questa scorciatoia può salvarci la vita.

Suggerimenti per superare i pregiudizi cognitivi

La ricerca suggerisce che l’allenamento cognitivo può aiutare a ridurre al minimo i bias.

Alcuni esercizi che possiamo fare per superare i pregiudizi cognitivi sono:

  • Essere consapevoli dei bias: consideriamo come i pregiudizi potrebbero influenzare il nostro pensiero. In uno studio, i ricercatori hanno fornito feedback e informazioni che aiutano i partecipanti a comprendere questi pregiudizi e come influenzano le decisioni. I risultati dello studio hanno indicato che questo tipo di allenamento potrebbe ridurre efficacemente gli effetti del pregiudizio cognitivo del 29%.
  • Consideriamo i fattori che influenzano le nostre decisioni: ci sono elementi come l’eccessiva sicurezza o l’interesse personale in gioco? Pensare agli aspetti devianti può aiutarci a prendere decisioni migliori.
  • Sfidiamoli: se notiamo che esistono fattori che ci influenzano, concentriamoci su una sfida attiva e costruttiva. Perché diamo troppo peso a questo piuttosto che a quest’altro? Perché non accolgo informazioni che contraddicono la mia visione delle cose? Metterci in discussione ci aiuterà a migliorare e a crescere.
Post Author

Martina Grinello

Laureata in filosofia con lode, sono specializzata in semiotica e teoria dei linguaggi, quindi studio i meccanismi di significazione che orientano i processi cognitivi all’interno delle relazioni comunicative. Dedico particolare attenzione all’analisi delle narrazioni socialmente condivise. Ad oggi, creo contenuti per il web declinando la mia esperienza, le valorizzazioni collettive e l’identità del promotore in ottica SEO.

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