
La creatività è un processo attraverso cui il soggetto ripensa le narrazioni codificate dalla cultura in cui vive, a partire da un’intuizione singolare. Scardinando gli stereotipi, il soggetto creativo li oltrepassa, realizzando un prodotto unico e speciale.
Ma la creatività è anche un modo di vivere e di considerare i problemi come qualcosa di superabile, ripensandoli e manipolandoli in direzione di un miglioramento della realtà.
La creatività, come ogni altra capacità umana, può essere appresa e incrementata. Come impariamo a sbloccarla per vivere meglio e apprendere in modo più duraturo?
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I nemici della creatività
Per imparare ad entrare nel processo creativo ed usufruirne la potenza generatrice, è importante individuare gli elementi che ci impediscono di essere creativi.
Il primo di questi potrebbe essere descritto come istinto “primario” per cui ogni soggetto osteggia la tendenza all’esplorazione per conservare le energie. Questo meccanismo si basa sul principio dell’economia cognitiva e agisce in modo silente, quindi spesso neanche ce ne accorgiamo.
Tuttavia, è molto comune osservare negli individui la soppressione volontaria di idee diverse rispetto a quelle codificate come “normali”: è ciò che Daniel Goleman definisce “psicosclerosi”, motivata anche dal timore della valutazione altrui, ma non solo. Molte volte davanti a idee nuove gli individui si spaventano perché hanno paura di “non essere capaci” o di “essere troppo pigri” per metterle in pratica.
Può capitare anche che una persona non ascolti i suoi bisogni profondi e le attività che lo stimolano veramente perché giudicate una perdita tempo, tolto ai doveri principali come il lavoro o la famiglia. È ciò che Goleman definisce “autocensura”.
In questo modo non soltanto ci chiudiamo al processo creativo precludendoci la soddisfazione che ne deriva, ma soprattutto scappiamo dalle nostre vere passioni in favore di una vita, certo, comoda – ma priva di stimoli o di reale benessere.
Infatti, chi è creativo tollera il rischio e accetta di mettere in discussione ciò che conosce senza la paura di sbagliare o di fallire, rinnegando la stabilità e la monotonia della propria zona di comfort. Il nuovo può spaventare ma è abbracciandolo che la nostra esistenza può migliorare.
Le fasi del processo creativo
Le contemporanee ricerche neuroscientifiche accorrono in aiuto di chi vuole imparare a vivere e pensare in modo creativo, per incrementare la qualità della propria vita.
Anzitutto, ricordiamo che è importantissimo nutrire un sincero desiderio di immergersi nel processo creativo, perché senza una vera motivazione non riusciremo a svincolarci dalle regole che dominano la nostra vita.
Per farlo, sarà necessario anche accettare che emerga la nostra parte emotiva, che si sposerà con quella logico-razionale in modo complementare. Infatti, spesso a scuola ci insegnano che esiste una dicotomia fra pensiero ed emozione, mentre in realtà i processi cognitivi si basano sulla cooperazione fra le due.
Una volta comprese queste prime necessità, siamo pronti per cominciare.
Preparazione
Nella prima fase bisogna sconfiggere le resistenze opposte dalla psicosclerosi e dall’autocensura, insieme alla paura del fallimento e alla frustrazione che è possibile derivi nel momento in cui si intraprende qualcosa di nuovo. Parallelamente, sarà necessario delineare la natura della sfida creativa che intendiamo affrontare. Per facilitarci a focalizzare il compito, possiamo scrivere una serie di punti generali su un foglio.
Contemporaneamente, agiremo attivamente mettendo insieme tutte le informazioni che pensiamo potrebbero risultare utili al raggiungimento dell’intuizione creativa. Questo è un processo che non si conclude mai veramente, perché è da intendere come apertura nei confronti del mondo.
La disponibilità ad apprendere ci farà successivamente scivolare in uno stato di benessere e rilassamento in cui godremo di ciò che abbiamo precedentemente raccolto.
Incubazione
Le informazioni assimilate nella prima fase vengono accolte dall’inconscio, che le processa e le ricombina.
Ora il protagonista è l’inconscio che agisce in modo molto simile a quanto accade nei sogni, cioè riorganizzando una materia esistente per creare forme nuove. Nell’inconscio non c’è spazio per l’autocensura come non ce n’è in questo momento del processo, dove viviamo uno stato di quiete fertile.
Nuove connessioni fra i dati stanno nascendo e per scoprirle sarà utile anche analizzare le idee che risuonano nelle nostre menti prima, dopo e durante il sonno.
Illuminazione
In questa fase giunge a noi l’insight, l’intuizione creativa. Si comporta come un’epifania quindi spesso compare quando meno ce lo aspettiamo.
Gli studi svolti a riguardo informano sul fatto che, poco prima dell’intuizione, il nostro cervello vive uno stato di “attenzione defocalizzata”. Tale sviluppo è molto vicino a ciò che si sperimenta con l’esperienza del “flusso”, dove la cognizione di spazio-tempo è alterata e l’autocoscienza si eclissa. Il flow è uno stato che può essere raggiunto in vari modi, fra cui il gioco con i lego.
Una volta terminata questa fase, è stato notato che diverse aree cerebrali si accendono perché stanno comunicando fra loro.
Valutazione
I primi giudici delle nostre idee siamo noi, ma il valore di ciò che creiamo è ovviamente anche soggetto al giudizio altrui. È anzi l’incontro con l’alterità che dona alla nostra creazione una vera e propria identità.
È stato dimostrato che gli esseri umani accolgono più favorevolmente le idee altrui quando si trovano in uno stato emotivo positivo. Dunque, bisognerà ricordare che è molto importante presentarle con quello stesso sentimento che ci ha portato a realizzarle, e quindi attraverso una buona leadership. Secondo il già citato Goleman, la leadership è la capacità di “offrire agli altri una prospettiva diversa per guardare il mondo”.
La creatività e il gioco serio
Essere creativi significa riscoprire il bambino che è in noi, e non è solo uno stereotipo.
Secondo Bruno Munari, la fantasia è uno strumento fondamentale per il bambino perché attraverso essa “proietta tutto quello che sa su tutto quello che non conosce a fondo”.
Inoltre, come sostiene anche lo psicologo Jerome Bruner sulla scorta degli studi condotti da Piaget, i bambini trasformano l’esperienza in conoscenza anzitutto attraverso le azioni. Infatti, secondo i costruttivisti, la base della cognizione è proprio l’esperienza attiva del mondo che funge da base per la creazione e l’organizzazione della conoscenza.
Allora, se per essere creativi dobbiamo pensare come i bambini che eravamo, non basterà provare a ragionare ingenuamente e stereotipicamente “come un bambino”. Bisognerà affidarsi a pratiche che ci aiuteranno a farlo emergere veramente, come per esempio il gioco.
Infatti, i bambini quando prendono in mano un oggetto lo trasformano in ciò che vogliono; si potrebbe dire che ne azzerano il significato iniziale attraverso la fantasia e lo combinano con altri elementi in un’azione creativa.
Per i bambini, i giocattoli sono letteralmente strumenti a cui appigliarsi per entrare in quel mondo creativo e relativamente disinibito che è il contesto di gioco.
Allo stesso modo, per gli adulti dei mattoncini Lego possono rappresentare delle affordances, degli appigli, per creare nuove idee o ricombinare quelle già esistenti. Molti studi hanno dimostrato non solo l’utilità ma anche i benefici emotivi e cognitivi della pratica del gioco serio come per esempio la metodologia Lego Serious Play. Fra questi, qui citiamo il suo funzionamento come innesco e base del processo creativo e cognitivo.
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