
Vision 2050 è un progetto realizzato dal World Business Council for Sustainable Development (WBCSD), che, analizzando i Macrotrend per il 2030, vi ha tracciato il percorso verso un mondo in cui nove miliardi di persone sono in grado di vivere bene entro i confini planetari.
Questo framework invita ad affrontare le tre grandi sfide dell’emergenza climatica, del disastro ambientale e della crescente ineguaglianza: il successo delle attività commerciali dipende da società prospere e da un mondo sano in cui vivere. Vision 2050 offre alle imprese uno strumento di comprensione indispensabile, perché creare un futuro migliore non solo è possibile ma assolutamente necessario.
Allora, quali sono i Macrotrend del decennio a venire, sulla base dei quali sviluppare le strategie più opportune?
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Vision 2050
Il WBCSD ha lavorato su un modello euristico multi-variabile che illumina gli scenari futuri, altamente probabili, nelle principali macrosfere: demografia, economia, ambiente, politica, tecnologia. Il documento Macrotrends and Disruptions shaping 2020-2030. Vision 2050 issue brief è stato pubblicato a maggio 2020 sul sito di WBCSD. L’istituto ha pubblicato anche uno studio specifico sulle implicazioni della pandemia Covid-19, che è strettamente collegato.
Il WBCSD ha individuato 12 Macrotrends, reciprocamente interconnessi, che potrebbero plasmare il mondo e quindi il business dei prossimi anni. Si tratta di grandi tendenze che però possono essere influenzate per raggiungere gli obiettivi delineati da Vision 2050.
Macrotrend demografici
1. Passaggio generazionale: dai baby boomers ai millennials e alla generazione Z
Un passaggio generazionale del potere politico, culturale ed economico è già in corso e continuerà per tutta la decade che arriva. Ricordiamo che oggi gli scontri fra generazioni sono più acuti: per i Millennials e i Gen-Z, gli anni in cui hanno raggiunto la maggiore età sono stati dominati dalle ricadute del disastro finanziario del 2007-2008 – e ora dalla pandemia. Quindi, sono molto più scettici sul capitalismo rispetto a quelli che hanno vissuto la Guerra Fredda. Inoltre, sono cresciuti con la consapevolezza che l’impatto del caos climatico nelle loro vite è altamente probabile a meno che non si verifichino cambiamenti radicali nell’economia globale.
I paesi con le più grandi comunità Millennial sono tutti in Asia, Medio Oriente e Africa: solo l’India ha 385 milioni di Millennials. Al contrario, i paesi con le maggiori comunità di Baby Boomer sono in Europa, Nord America e Oceania: entro il 2030, circa il 30% della popolazione europea avrà più di 60 anni.
2. Crescita della popolazione in Africa e Asia
Si prevede che le popolazioni di molti paesi africani e asiatici continueranno ad aumentare più rapidamente della media mondiale, insieme al numero di megalopoli. Questo metterà a dura prova la disponibilità di risorse naturali e infatti quattro delle cinque zone in cui potrebbero scoppiare guerre per l’acqua si trovano in Africa o in Asia. L’aumento di prosperità e della gravità e frequenza dei disastri ecologici renderanno le popolazioni significativamente più mobili.
Macrotrend ambientali
3. Peggioramento degli impatti climatici
Gli eventi metereologici estremi diventeranno più frequenti e più gravi. Ciò causerà un incremento delle migrazioni e dei costi economici. Infatti, le crisi ambientali come il degrado del suolo e la perdita di impollinatori, stanno impoverendo i legami ecosistemici riducendo la produttività di alcuni settori chiave, come l’agricoltura. Inoltre, esistono molti studi che testimoniano che la combinazione di deforestazione, perdita della biodiversità e cambiamento climatico può portare ad un incremento del rischio di pandemie zoonotiche. A soffrire in modo sproporzionato saranno i paesi a basso reddito. Così, aumenterà la probabilità di conflitti nelle zone maggiormente colpite.
4. L’inquinamento locale, il degrado e la scarsità creano slancio per l’innovazione
Le preoccupazioni per il disastro ambientale e per la plastica negli oceani già si sono affacciate a partire dal 2010. Quindi, ci si può aspettare da elettori e consumatori una maggiore preoccupazione per le questioni ambientali, per via del legame diretto con la propria salute – pensiamo ad esempio alla qualità dell’aria e all’infertilità del suolo.
Macrotrend economici
5. Crisi a breve termine: rallentamento a lungo termine
Secondo il WBCSD, la pandemia, combinata a una guerra dei prezzi del petrolio tra Russia e Arabia Saudita, ha innescato quella che sembra essere la peggiore crisi economica dalla Grande Depressione. Le previsioni di marzo 2020 suggeriscono che il PIL mondiale potrebbe scendere del 4% o più. La situazione era già vessata dal debito elevato, disuguaglianza, lenta crescita della produttività. Quindi ora le probabilità di una rapida ripresa sono scarse. Tuttavia, la situazione crea anche opportunità: un reset politico potrebbe introdurci in una nuova era più sostenibile e inclusiva, investendo ad esempio sulla decarbonizzazione. Ma c’è il rischio che i paesi in via di sviluppo rimangano indietro, incapaci di salvarsi dalla crisi.
6. Il picco della globalizzazione e l’ascesa dell’Asia
Il centro di gravità dell’economia globale si sta spostando: la quota del PIL mondiale dell’Asia dovrebbe superare il 50% e continuare a crescere per tutto il decennio. In Asia abiterà metà della classe media del mondo. Questo ovviamente causerà tensioni commerciali, che a loro volta stimoleranno l’accorciamento delle catene di approvvigionamento e l’investimento sull’autosufficienza nazionale.
Macrotrend tecnologici
7. L’automazione
La diffusione dell’automazione accelererà, supportata dall’intelligenza artificiale, la robotica e la stampa 3D. Questi strumenti hanno il potenziale di consentire un uso più intelligente e sostenibile delle risorse.
Come sostengono i membri del WBCSD, Un lascito positivo del COVID-19 potrebbe essere il rafforzamento delle reti di sicurezza sociale, che contribuirebbe a mitigare l’impatto negativo dell’automazione sui posti di lavoro. Ma, al contrario, c’è l’alto rischio che porti ad un aumento delle disuguaglianze, alimentando rabbia e disillusione, e quindi i populismi.
8. Datafication
Nel bene e nel male, affari, finanza e governo diventeranno tutti molto più data-driven e questo dovrebbe consentire l’aumento di guadagni specialmente in settori come la logistica e la produzione (che hanno il potenziale di creare ricchezza e ridurre l’impatto ambientale). La finanza utilizzerà sempre di più i Big Data e l’IA per valutare prestiti e investimenti. Allo stesso modo potrebbero essere valutati anche gli impatti di sostenibilità, inducendo un riorientamento dei flussi finanziari a sostegno dello sviluppo sostenibile.
Ovviamente, è inevitabile osservare nuovi livelli di sorveglianza e manipolazione sia al servizio dei profitti che del potere: sono il capitalismo e lo stato di sorveglianza.
La deregolamentazione delle Big Tech alimenterà la disuguaglianza (perpetrata e aggravata anche dal bias algoritmico) e soffocherà la concorrenza, portando invece a un’alta concentrazione di mercato.
Macrotrend politici
9. Polarizzazione e radicalismo in aumento
I livelli di insoddisfazione politica sono alti da tempo: un sondaggio del 2017 di oltre 18.000 persone in 23 paesi ha scoperto che il 71% delle persone concorda con la dichiarazione “il mio governo non dà priorità agli interessi di persone come me.” Così, le perturbazioni socioeconomiche e ambientali spingeranno molti ad abbracciare posizioni sempre più reazionarie. Nel frattempo, coloro che hanno meno da perdere saranno più aperti ad alternative radicali. Proprio come gli anni ’30 produssero sia il Terzo Reich che il New Deal, la decade futura probabilmente offrirà una combinazione di nazionalismo populista e “Green New Dealism”.
10. Instabilità geopolitica
L’ascesa del nazionalismo populista in tutto il mondo ha significativamente indebolito il multilateralismo, incentivando l’ostilità verso istituzioni e trattati internazionali. Queste tendenze ignorano la complessità del mondo moderno e quindi, in alcuni paesi, gli elettori hanno “punito” gli eletti per la loro mancanza di competenza davanti all’emergenza pandemica, ma altrove quest’ultima ha accelerato la deriva verso l’autoritarismo nazionalista.
Certamente la rivalità fra USA e Cina è rilevante, ma ci sono molte altre potenziali fonti di instabilità: dalla Russia e dalla Corea del Nord all’Iran e al Venezuela.
D’altro canto, le nazioni in relativo declino e quelle i cui progetti a lungo termine sono minacciati dai cambiamenti socioeconomici e ambientali, sono meno inclini ad aderire alle norme di regolamentazione globale che sono la base della stabilità.
Macrotrend culturali
11. Post-materialismo
Il 70% dei cinesi dice di misurare il proprio status e il proprio successo dalle cose che possiede. Nelle economie sviluppate, e in particolare nelle fasce di età più giovani, un maggior numero di persone sta iniziando a valorizzare positivamente l’accesso alla proprietà dei beni materiali. Solo il 21% degli svedesi e degli spagnoli sono d’accordo. Comunque, l’interesse per il benessere, l’alimentazione sana, la qualità della vita e l’auto-miglioramento è in aumento.
In Perù, solo il 30% delle persone misura il proprio successo con quello che possiede, che è grosso modo equivalente ai livelli in Germania (31%) e Australia (29%) – paesi il cui PIL pro-capite è quasi quattro volte superiore a quello del Perù.
12. Le guerre culturali si intensificano
Non c’è una unica questione che determina le nuove guerre culturali: riguardano l’atteggiamento nei confronti della razza, della religione, dell’immigrazione, del genere, della sessualità, del luogo, del globalismo, della nazionalità e altro ancora. Le guerre culturali contribuiscono alla polarizzazione politica e a loro volta si nutrono di essa. In particolare, il cambiamento culturale sarà modellato anche dalle migrazioni che potrebbero alimentare la discordia politica.
Implicazioni dei Macrotrend 2030
Come sottolineano i membri del WBCSD, alcune di queste tendenze possono essere critiche se non vengono gestite adeguatamente. Ma al contempo ci presentano alcune opportunità da sfruttare per accelerare il progresso. Il WBCSD ha raggruppato in tre temi le sei tendenze che sollevano importanti questioni strategiche.
A. La politica del trasferimento generazionale
Le conseguenze politiche del passaggio generazionale potrebbero essere profonde. Tre scenari plausibili:
- I Millennials e i Gen-Z non riescono ad affermarsi come una forza politica significativa (e.g. non votano, frammentazione interna, mancanza di affidabilità) lasciando la possibilità ai baby boomers di attuare una politica sempre più conservatrice. In uno scenario alternativo, l’incremento dell’influenza dei baby boomers e l’esclusione dei Millennials, potrebbe portare ad un aumento del peso dei Gen-Z, che si mobiliterebbero per evitare anche la loro esclusione.
- I Millennials e i Gen-Z si dimostrano una forza destabilizzante a causa dell’opposizione allo status quo, causando una polarizzazione dello scenario politico.
- I Millennials e i Gen-Z diventano il fondamento elettorale di governi progressisti efficaci, che danno priorità a questioni come la riforma economica, la gestione del cambiamento climatico e la risoluzione della disuguaglianza sociale.
B. Automazione, posti di lavoro ed economia
In molti paesi, il legame tra lavoro e prosperità economica si sta indebolendo da 25 anni, con una ristretta élite economica che ha conquistato una quota smisurata della nuova ricchezza creata dagli incrementi di produttività. Una combinazione di forze (cambiamento tecnologico, globalizzazione, il potere in declino dei sindacati…) ha portato a salari stagnanti e a forme di occupazione sempre più precarie.
La tecnologia e il commercio possono rendere le società più ricche ma, in assenza di una ridistribuzione efficace, peggiorano la situazione di alcuni soggetti e comunità. Questo è uno dei fattori centrali di crescita del populismo, del nazionalismo e del rifiuto della globalizzazione.
Purtroppo, le politiche economiche perseguite dai leader populisti in tutto il mondo oggi non sono in grado di cambiare la situazione. Le guerre commerciali infliggeranno danni economici a coloro che hanno beneficiato della globalizzazione, senza necessariamente rendere la vita migliore per coloro che non ne hanno goduto.
Sono però possibili percorsi alternativi. L’automazione continuerà a ridurre posti di lavoro, ma le imprese e i governi potrebbero agire per mitigare gli impatti sociali negativi di questa tendenza costruendo reti di sicurezza sociale più forti, ridistribuendo la ricchezza e spostandosi verso una forma di capitalismo più orientata agli stakeholder.
C. Nazionalismo e globalismo
Si potrebbe pensare che avere al potere nazionalisti populisti sia una cattiva notizia per l’agenda di Vision 2050 – dal momento che aumenta il rischio di scoppio di una guerra tra nazioni e crea un contesto in cui gli estremisti violenti all’interno della società si sentono incoraggiati. E in effetti lo è, ma ci sono anche delle opportunità, in particolare se il raggiungimento dello sviluppo sostenibile può essere legato a sentimenti di identità nazionale e di orgoglio tra i cittadini. Vision 2050 richiede il multilateralismo, ma gran parte del cambiamento richiesto può avvenire a livello nazionale o anche sub-nazionale (nonostante questa direzione sia più complessa).
Nota finale
L’analisi dei Macrotrend che plasmeranno la decade a venire, è solo uno degli aspetti del Vision 2050 Refresh Project. Quindi, non dobbiamo leggere questo documento come una previsione del prossimo decennio (ricordiamo che nel Futures Thinking non si fanno previsioni) , quanto piuttosto come contesto – e input – per lo sviluppo di strategie concrete e attuabili, in grado di sfruttare lo slancio dei trend.
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